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Il legame tra scrittura e infanzia
Daniel Pennac, noto autore francese, ha recentemente partecipato a Bookcity Milano, dove ha condiviso con il pubblico la sua visione unica della scrittura e del suo legame con l’infanzia. Durante l’incontro, Pennac ha presentato il suo nuovo libro “Il mio assassino”, un’opera che si configura come un prologo della saga di Malaussène, ma che rivela anche aspetti autobiografici. L’autore ha descritto la sua opera come una storia di un ragazzino che decide di rapire se stesso per finanziare i propri studi, un racconto che invita a riflettere sulla complessità delle relazioni familiari e sull’importanza dell’educazione.
La scrittura come ritorno all’infanzia
Nel corso della sua presentazione, Pennac ha sottolineato come la scrittura rappresenti per lui un modo per tornare a una dimensione infantile, dove il tempo sembra fermarsi. “Quando scrivo, mi immergo in un’atemporalità che mi permette di evadere dalla realtà quotidiana”, ha affermato. Questo stato di grazia, secondo l’autore, è simile a quello che vive un bambino mentre gioca, un momento in cui il tempo non ha più significato. Pennac ha condiviso aneddoti personali, rivelando come molti dei suoi personaggi siano ispirati da amici e conoscenti, rendendo la sua scrittura un riflesso delle sue esperienze e relazioni.
Il rapporto tra adulti e bambini
Un tema centrale nel discorso di Pennac è stato il complesso rapporto tra adulti e bambini. L’autore ha raccontato un episodio della sua infanzia, in cui un adulto gli fece leggere un racconto moralizzatore, suscitando in lui una profonda rabbia verso gli adulti che, secondo lui, spesso si preoccupano più dell’onore e del denaro che del benessere dei bambini. “Gli adulti parlano sempre di onore, ma in realtà sono solo offesi”, ha dichiarato. Questa riflessione ha portato Pennac a esplorare come la scrittura possa servire da strumento per esprimere e comprendere queste emozioni, permettendo così una connessione più profonda con il mondo infantile.