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Un film che tocca il cuore
Il film “Il treno dei bambini”, diretto da Cristina Comencini, è un’opera che riesce a catturare l’essenza di un periodo storico difficile per l’Italia. Ambientato nel 1946, il film racconta la storia di Amerigo, un bambino di sette anni che vive in povertà a Napoli con la madre Antonietta. Attraverso gli occhi innocenti di Amerigo, lo spettatore viene trasportato in un’epoca segnata dalla fame e dalla speranza, dove i sogni di una vita migliore sembrano lontani.
Un viaggio verso la speranza
La trama si sviluppa attorno all’iniziativa dei “treni della felicità”, che portavano i bambini del Sud Italia nelle famiglie del Nord, pronte ad accoglierli. Amerigo, partendo per questo viaggio, non è consapevole del sacrificio che le sue madri, quella biologica e quella adottiva, stanno affrontando. La giovane Derna, che si prenderà cura di lui, rappresenta la speranza e la generosità di un’Italia che cerca di ricostruirsi dopo la devastazione della guerra. Questo scambio di affetto e cura diventa un simbolo di solidarietà e amore, in un periodo in cui la sofferenza era all’ordine del giorno.
Una storia vera di solidarietà
Il film è tratto dal romanzo bestseller di Viola Ardone, che ha ricostruito la vera epopea di settantamila bambini italiani, costretti a lasciare le loro case per sfuggire alla fame. L’iniziativa, promossa dall’Unione Donne Italiane e dal Partito Comunista, ha permesso a molte famiglie di accogliere temporaneamente questi bambini, offrendo loro un pasto caldo e un letto. La storia di Amerigo è solo una delle tante che illuminano un capitolo spesso trascurato della nostra storia repubblicana. La scrittrice napoletana ha saputo dare voce a queste esperienze, rendendo omaggio a tutte quelle famiglie che, nonostante le difficoltà, hanno aperto le loro porte e i loro cuori.