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Il giro d’affari della criminalità organizzata nel turismo
Secondo uno studio condotto da Demoskopika, il giro d’affari della criminalità organizzata nel settore turistico italiano ammonta a ben 3,3 miliardi di euro. Di questi, circa 1,5 miliardi sono concentrati nelle regioni del Nord Italia. La ‘ndrangheta si conferma come la principale organizzazione mafiosa, generando il 50% degli introiti totali, pari a 1,65 miliardi di euro. Seguono la camorra con 950 milioni e la mafia con 400 milioni.
Le regioni più a rischio
Lo studio ha classificato le regioni italiane in base al loro livello di infiltrazione mafiosa, evidenziando che Campania, Lombardia e Lazio sono le più vulnerabili. In particolare, la Campania ha il punteggio più alto, con 122 punti, a causa di un numero significativo di alberghi e ristoranti confiscati e di operazioni finanziarie sospette. Altre regioni a rischio includono Puglia, Sicilia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria.
Le conseguenze per le imprese turistiche
Quasi 7mila imprese nel settore turistico sono a rischio di infiltrazione mafiosa, rappresentando il 14,2% del totale delle aziende vulnerabili. Queste imprese, già fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento, sono particolarmente suscettibili al cosiddetto welfare criminale, che offre risorse finanziarie pericolose ma necessarie per la loro sopravvivenza. La presenza di debiti erariali e prestanome legati ai clan crea un terreno fertile per il controllo mafioso.
Eventi futuri e rischi di infiltrazione
Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, ha avvertito che eventi internazionali come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo 2025 potrebbero amplificare ulteriormente il rischio di infiltrazioni mafiose. Con oltre 7mila aziende vulnerabili, l’Italia si trova in una posizione precaria, dove la criminalità organizzata potrebbe approfittare della situazione per espandere il proprio controllo sul settore turistico.