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La nascita di Vita e il suo impatto
Nel 1994, Riccardo Bonacina fondò la rivista Vita, un’iniziativa che si proponeva di dare voce ai temi sociali e al volontariato in Italia. In un periodo in cui il giornalismo tendeva a trascurare queste questioni, Bonacina e il suo team crearono un periodico che si distinse per il suo approccio innovativo e ribelle. Vita venne definita da molti come “L’Espresso del sociale”, un titolo che rifletteva la sua ambizione di trattare argomenti di rilevanza sociale con la stessa serietà e attenzione riservata ai temi di cronaca e politica.
Un giornalismo con una missione
Bonacina non si limitò a raccontare storie; il suo obiettivo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni spesso ignorate. La rivista divenne un punto di riferimento per chi operava nel terzo settore, creando un ponte tra le organizzazioni non profit e il grande pubblico. La sua visione era chiara: il sociale non doveva essere considerato un argomento secondario, ma una parte fondamentale del dibattito pubblico. Questo approccio ha permesso a Vita di crescere e prosperare, diventando un’importante piattaforma per il cambiamento sociale.
Un’eredità duratura
La scomparsa di Riccardo Bonacina, avvenuta mercoledì mattina all’età di 70 anni, segna la fine di un’era nel giornalismo sociale italiano. La sua passione e il suo impegno hanno ispirato generazioni di giornalisti e attivisti. Stefano Arduini, attuale direttore di Vita, ha sottolineato l’importanza del lavoro di Bonacina, descrivendolo come un uomo che ha dedicato la sua vita a dare voce a chi non ne aveva. La sua eredità vive attraverso le pagine della rivista e nelle storie che continua a raccontare.